Non stare seduto ad aspettare

Maurizio Gottin - responsabile S.S.D. Medicina sportiva Asl TO4

 

  

23 aprile 2012 - Che stare troppo a lungo seduti faccia male è ormai opinione consolidata ma l’evidenza sulla relazione tra tempo totale di seduta e mortalità per tutte le cause è limitata. Uno studio, condotto da ricercatori dell’Università di Sydney e pubblicato su Archives of Internal Medicine a marzo 2012, cerca di approfondire proprio questo tema. Leggi l’articolo originale “Sitting Time and All-Cause Mortality Risk in 222 497 Australian Adults”. Sono connotate da sedentarietà molte ore delle nostre attività quotidiane: guardare la televisione, giocare con il computer o i videogames, leggere, assistere alle lezioni scolastiche, guidare l’auto, svolgere lavori d’ufficio. Alcune di esse, come guardare a lungo la TV, in altri studi sono state già riconosciute responsabili di un maggior rischio di diabete, malattie cardiovascolari e morte; finora, invece, mancavano significative evidenze tra sedentarietà e rischi di morte per tutte le cause.

 

L’indagine ha esaminato i tassi di mortalità nell’arco di tre anni (da febbraio 2006 a dicembre 2010) di oltre 222 mila adulti di 45 anni e più, in relazione al tempo in cui si rimane seduti. I dati prospettici, ottenuti tramite questionari collegati ai dati di mortalità dei registri di natalità, mortalità e matrimoni del Nuovo Galles del Sud (New South Wales Registry of Births, Deaths, and Marriages, Australia), sono stati aggiustati in base a potenziali fattori confondenti come il livello di attività fisica, il sesso, l’età, l’educazione, la residenza in zone urbane o rurali, l’indice di massa corporea (Imc), l’abitudine al fumo, ecc. Bisogna specificare che in questo studio è stata distinta la sedentarietà, intesa come condizione minima di attività che non supera di 1,5 volte la spesa energetica del riposo, dalla inattività fisica definita come assenza di attività moderate e/o vigorose caratterizzate da livelli metabolici 3 volte o più maggiori di quelli a riposo.

 

Quello che emerge è che, indipendentemente dallo svolgimento di attività fisica, rimanere a lungo in posizione seduta rappresenta un fattore di rischio per la mortalità generale. I soggetti partecipanti allo studio sono stati seguiti per un tempo medio di 2,8 anni e, nell’arco di questo periodo, tra di essi si sono verificati oltre 5400 decessi. Tutti partecipanti hanno compilato un questionario concepito appositamente per questa ricerca. Successivamente un campione randomizzato è stato confrontato con i dati di mortalità del registro nazionale. I dati dei decessi sono stati sottoposti a confronto e analisi statistica in relazione alle ore di sedentarietà che queste persone avevano dichiarato nel questionario.

Per l’indagine, i soggetti sono stati divisi in quattro categorie in base al tempo di seduta:

 

  1. chi passa seduto meno di 4 ore al giorno
  2. chi passa seduto dalle 4 alle 8 ore al giorno
  3. chi passa seduto dalle 8 alle 11 ore al giorno
  4. chi passa seduto 11 ore o più al giorno.

 

I ricercatori hanno evidenziato che il tasso di rischio (hazard ratio, HR) varia in base alle ore passate seduti quotidianamente. L’hazard ratio è una variabile che esprime il rapporto tra il rischio di un evento (per esempio la mortalità) in un gruppo di soggetti in studio rispetto a un altro gruppo di controllo, e rappresenta dunque la probabilità che l’evento in questione (la morte), non ancora avvenuto, accada nel tempo di osservazione futuro, diviso per l’intervallo di tempo di osservazione. Studiando il tasso di rischio emerge che:

  • chi passa seduto dalle 4 alle 8 ore al giorno, presenta un HR=1,02 e ha dunque il 2% di probabilità in più di morire nei 3 anni successivi rispetto a chi sta seduto meno di 4 ore al giorno
  • chi passa seduto dalle 8 alle 11 ore al giorno, presenta un HR=1,15 e dunque ha il 15% di probabilità in più di morire nei 3 anni successivi rispetto a chi sta seduto meno di 4 ore al giorno
  • chi passa seduto più di 11 ore al giorno, presenta un HR=1,40 e ha dunque il 40% di probabilità in più di morire nei 3 anni successivi rispetto a chi sta seduto meno di 4 ore al giorno.

 

 

Dunque, i risultati dimostrano una chiara relazione dose dipendente tra sedentarietà, attività fisica e mortalità. I sedentari con molte ore di tempo trascorso da seduti hanno mostrato tassi di mortalità superiori a tutti gli altri; questo effetto sfavorevole persiste anche tra i sedentari che nel corso della settimana raggiungono i livelli minimi di attività fisica raccomandata. La sedentarietà emerge quindi come un fattore di rischio di mortalità indipendente, dipende dal numero di ore trascorso seduti e non è semplicemente la mancanza di sufficiente attività fisica. Dai risultati dello studio australiano risulta inoltre che l’associazione tra lo stare seduti e la mortalità per tutte le cause risulta costante tra generi, classi d’età, categorie di Imc, livelli di attività fisica e nei soggetti sani rispetto a quelli con malattie cardiovascolari pregresse o diabete mellito.

 

Ma perché stare seduti fa male? 

L’inattività fa diminuire il metabolismo e la salute cardiovascolare, con un conseguente aumento dei livelli di trigliceridi nel plasma, una riduzione del colesterolo HDL e della sensibilità insulinica. Inoltre, stando in piedi o camminando, i muscoli delle gambe lavorano per smaltire il glucosio e i grassi nel flusso sanguigno mentre da seduti questo non avviene perché i muscoli non sono attivi.

 

Le conclusioni di questo studio suggeriscono quindi che la sedentarietà prolungata vada combattuta, introducendo correttivi come brevi pause attive, modificando modelli organizzativi della scuola e del lavoro, cambiando le abitudini del tempo libero trascorso a casa. Ciò non va a sostituire, bensì ad affiancare la promozione dell’attività fisica moderata e vigorosa secondo le linee guida dell’Oms, ma aiuta a comprendere come anche programmi di aumento delle ore di attività fisica lieve (per es. favorendo gli spostamenti a piedi) possano avere un effetto positivo sulla salute della popolazione.

 

Fonte: http://www.ccm-network.it/azioni/disseminazioneSedutaMortalita